L’aprassia è l’incapacità di eseguire movimenti, nonostante la volontà e la conservata capacità fisica. Ci si trova di fronte alla conseguenza di un danno cerebrale e la diagnosi clinica deve essere molto accurata. L’esame neuropsicologico e l’esame neuroradiologico sono indispensabili per identificare cosa abbia causato il problema. La gravità della lesione cerebrale viene diagnosticata tramite risonanza magnetica e tomografia computerizzata.

La prognosi successiva dipende dalla causa, appunto, dall’estensione della lesione e dall’età del paziente. Attenzione, perché chiunque indicasse la soluzione in un trattamento specifico direbbe una cosa non corretta. Infatti, è solo nella fisioterapia e nella terapia occupazionale la via per migliorare l’autonomia e la sicurezza del paziente.

Come sempre ringraziamo il dottore Luca Loreto per i preziosi suggerimenti che ci ha fornito nella realizzazione di questo articolo.

Diagnosi e prognosi dell’Aprassia

Come è intuibile da quanto già detto la diagnosi, che si basa su test psicologici e su test motori, così come le terapie finalizzate al risanamento dei sintomi sono difficili da individuare sia per il medico che per i familiari del paziente aprassico. Alcune forme meno severe tendono a risolversi spontaneamente, come nel caso dell’aprassia ideomotoria per la quale l’80% dei pazienti guarisce senza una riabilitazione specifica

I modelli interpretativi si basano su esami cognitivi per la valutazione del grado di severità della malattia. Solitamente il medico chiede di svolgere alcune azioni come fischiare, muovere le labbra, alzare la mano e, nella impossibilità del paziente a collaborare, si passa a una valutazione di gesti che si chiede di imitare. Talvolta si mostrano oggetti della vita quotidiana (es. forchetta, tovagliolo ecc.)  cercando una reazione visiva e manuale.

Come curare l’Aprassia

Le figure di riferimento per i pazienti affetti da aprassia sono i terapisti fisici ed occupazionali e i logopedisti. Le terapie consistono in un approccio sostitutivo e in un approccio restituivo. Una terapia farmacologica specifica non è stata ancora individuata. In ogni caso l’Aprassia è inserita tra le patologie invalidanti. Evidenze cliniche hanno dimostrato che molti sintomi aprassici peggiorano con l’avanzare dell’età del paziente.

Spesso il deficit si focalizza nella programmazione e nella coordinazione dei movimenti, così come nella concatenazione di gesti finalizzati a realizzare un’azione precisa. Talvolta si parla di dissociazione automatico-volontaria. In pratica, il movimento non viene eseguito correttamente, poiché manca la volontà del paziente che ne giustifichi l’azione. Si assiste anche alla compromissione dell’armoniosità del movimento che appare incerto e goffo.